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Don Enrico Castelli


 


La comparsa fugace a  Verscio di Don Enrico Prof. Castelli

 

La figura del prete Castelli Enrico che è stato parroco di Verscio per un solo anno, 1919-1920,  merita  una indagine storica  per i seguenti  motivi:

 

-         la sua breve presenza a Verscio dal 31 gennaio 1919  
  dal  5 aprile 1920  come parroco con diritti sul 
 
Beneficio Parrocchiale     

 

-         I motivi controversi della sua  “ forzata “ e  prematura
  partenza 

 

-         Il periodo storico in cui visse ed  esercito’  il suo
  ministero  ( fine ottocento inizio novecento )

 

-      le conseguenze  e le vicissitudini sulla comunità  
       versciese degli anni 20

 

  

 

Fonti storiche:

 

-         Archivio parrocchiale di Verscio

-         Archivio Diocesano di Como e Lugano

-         Terre del Ticino Diocesi di Lugano (
  Vaccaro-Chiesa-Panzera )

-         Maspoli: Il diritto ecclesiatico del Cantone Ticino

-         La Chiesa Ticinese nell’Ottocento ( A. Moretti )

 

 

Questa rivisitazione  storica  avviene dopo circa 50  anni dalla sua morte avvenuta a Loano (I-Savona)

 

Date: Don Castelli Enrico o meglio e questo sara’ importante il Prof. Don Castelli Enrico nasce da una famiglia benestante a Guanzate ( comune in provincia di Como con ca 5290 abitanti ) il 27 settembre 1884  e muore  il 12 gennaio 1964. Muore quindi ad una eta’ di 80 anni.

 

Prima di raccontare la “ storia  “di Don Castelli bisogna fare alcune premesse ed immergerci nel periodo storico in cui accadero i fatti che ci interessano.

 

Il  periodo storico:

 

Siamo all’inizio degli anni venti del secolo scorso

 

A Roma è papa Benedetto XV ( Giacomo della Chiesa ) gia’ arcivescovo di Bologna, sommo pontefice dal 1914 al 1922. E’ il papa della grande guerra ( I guerra mondiale 1914 – 1918 ) .E’ succeduto  a PIO X ( papa che dichiarò che il modernismo era la fonte di ogni male con l’inciclica

Pascendi Dominici Gregis  del 8 settembre 1907 .

Benedetto XV è ricordato come il papa della pace ( Il Sammaritano d’ Europa )

Nel campo della disciplina  interna della Chiesa ( cioe’ del clero ) Benedetto XV fece molte cose che furono giudicate sagge ed opportune.

 

Ed in Ticino

 

Amministratore apostolico è   Mons. Aurelio Bacciarini che sarà Vescovo dal 1917 al 1935 . Figura di notevole spessore, senza dubbio uno dei Vescovi più insigni  che la diocesi ticinese ha avuto.

Importante il solco del suo episcopato che espresse molto bene nella sua prima lettera pastorale al popolo  il 21 gennaio 1917:

 

Un povero e oscuro figlio dei monti verzaschesi, senza titoli di nobiltà, senza ricchezza di censo, senza splendore di cariche occupate, senza meriti e senza qualità personali distinte, viene elevato all’altezza della dignità episcopale, e così com’è , misero e fiacco, spoglio di virtu’ e mancante delle doti richieste dal sublimassimo stato, viene inviato a voi dal vicario di Gesu’ Cristo come padre e pastore.

 

 E’ in corso  tra l’altro la causa  per la sua beatificazione.

 

Aurelio Bacciarini trovò una diocesi lacerata . Egli era subentrato a Mons. Alfredo Peri- Morosini figura discussa di Vescovo che fu obbligato  a rinunciare al governo della diocesi il 29 dicembre 1916 per vari motivi :

quello politico; era di famiglia liberale e  fu osteggiato sin dall’inizio dai capi del  partito conservatore.I conservatori lo ritenevano troppo benevolo con i liberali.

Per la condotta  morale certamente non delle piu’ esemplari tenuta con il personale della curia  e con alcuni chierici.

Per il gusto dello sfarzo   che egli amava sfoggiare . Si inimico’ gran parte del clero ed esonero’ dai loro uffici persone di  primo ordine della curia luganese come il cancelliere  Mons. Giuseppe Antognini ed Mons. Andrea Primavesi.

Si vantava di poter sfoggiare ed ottenne tra l’altro dal Governo il permesso di portare due cognomi ( materno e paterno )ed il titolo di conte.Fu l’ultimo principe della Chiesa Ticinese.

 

Sul piano politico  all’inzio del novecento si manifesto’ una certa recrudescenza anticlericale sia da parte radicale ( chiusura di 2 chiese a Lugano St. Marta e St. Maria ) e sia da parte socialista.

Nel novecento l’anticlericalismo assunse anche un carattere anticristiano.Inizio’ una lotta non solo culturale ma anche politica e legislativa., come per la famosa  legge rosticciera ovvero la legge sulla cremazione dei cadaveri, per  l’insegnamento della religione a scuola problema piu’ che attuale ai nostri giorni e per  la  nuova legge sull’organizzazione scolastica.

 

I rapporti tra stato e chiesa non sempre facili trovarono  una soluzione accettata da tutti con la sostituzione e abrogazione della legge Civile-Ecclesiastica del 1855 ( Chiesa di Stato ) con la nuova Legge sulla Liberta’ della Chiesa Cattolica del 1886 approvata il 28 gennaio e con la  costituzione dell’Amministrazione Apostolica.

 

 

Ed il Clero                                              

Nel Ticino del novecento ( periodo del presbiterato di Don Castelli ) cambia anche in parte la figura e la condizione del prete e questo a seguito alle nuove importanti dinamiche strutturali innescate dal lento ma inarrestabile declino delle valli e dal graduale processo di urbanizzazione.

Scomparvero poco a poco i preti provenienti dai ranghi delle famiglie facoltose  del patriziato o della borghesia ( a Verscio principalmente i Leoni, ed in ninor misura i Franci ) e cominciarono a prevalere i  preti di estrazione contadina o piccolo borghese.

 

La figura del prete cambia. Al prete curatore d’anime e alla parrocchia concepita come dispensario di culti e sacramenti viene affiancandosi la nuova figura  del prete come sara’ Don Castelli del prete animatore , organizzatore al centro della parrocchia intesa come luogo che abbracciava tutta la vita, in altre parole un clero piu’ ardente di quello vecchio che poteva in certi contesti comunali dar fastidio e rompere i vecchi equilibri sociali e politici di un comune.

Per questo motivo tali  sacerdoti ( come rilevo’  Alfredo Pioda ) furono presi di mira e osteggiati dalla frangia anti-clericale del partito liberale e da una certa sinistra.

 

 

Finalmente  dopo questa lunga premessa siamo  a Verscio negli anni 1918 -1920

 

Anche Verscio  come in molti altri villaggi ticinesi  le tensioni politiche non mancavano.Vi era una continua contrapposizione tra un forte partito liberale- radicale da una parte  la cui ala anticlericale cercava di osteggiare con ogni mezzo la chiesa e dall’ altra una buona parte dei membri del  partito conservatore che sbagliando credevano  che la chiesa e i suoi i ministri fossero parte integrante dello stesso.

 

Il potere politico in paese  era nelle mani di poche persone che non avevano nessuna voglia di lasciarselo scappare o  di dividerlo con altri ed ancora meno che “ il prete di turno “ che arrivava in paese mettesse il naso  in cose che secondo loro non lo riguardava, dimenticandosi che ormai  non si trovavano piu’ davanti ad un vecchio clero settecentesco e ottocentesco  come detto prima solo curatore d’anime  ed appartenente a famiglie patrizie del paese , ma a  nuovi curati che spinti anche dal nuovo corso della chiesa e dalle nuove encicliche ( LEONE XIII con La Rerum Novarum )  erano divenuti  preti  animatori della vita parrocchiale e sociale del comune , provenienti  inoltre dai piu’ disparati luoghi del Ticino ed anche dalla vicina Italia.

Nel mezzo  di queste due fazioni vi era la chiesa o parrocchia  ed il povero curato che doveva essere o cercava di essere imparziale. In molti casi vi riusciva ed  in altri purtroppo no.

 

 

 

La Parrocchia di  Verscio  dal 1690 a circa 1800  ossia per circa 200 anni  era per cosi dire stata retta  dalla  potente famiglia dei Leoni ed in misura minore dagli Ardizzi e Franci.

 

I parroci Leoni sono noti:

 

 

Angelo Joannes Leonis (1578-1591)

Giacomo Francesco Leoni 1693-1735 ) -  Giuseppe Antonio Leoni ( il fautore della costruzione della nuova chiesa )  1736-1767 - Ubaldo Leoni 1768- 1797  - Giacinto Leoni 1797 – 1805 e ancora piu’ tardi Amedeo Leoni (  1878  - 1887 )

 

 

 

 

Seguono  nell’ottocento alcuni  parroci interinali ad eccezione di Giovanni A. Rusca ( 1806-1834 ) fino al 1892 quando arriva a Verscio Don Pio Meneghelli il quale lascera ‘ molte tracce del suo ministero. Prete colto, storico  é osteggiato da una parte della classe politica comunale . Don Meneghelli muore nel 1912  a seguito di una polmonite ( era stato parroco di Verscio per  20 anni )

Sepolto all’entrata del cimitero, lascera’ scritto nel suo testamento ” mi hanno calpestato da vivo che mi calpestino anche da morto )

Subentra in questo difficile contesto nei rapporti tra comune e parrocchia   Don Giovanni Snider (1878 - 1968 ) , che in seguito sara’ arciprete di Mendrisio,  il quale rimane con molte difficolta’ a Verscio per  6 anni ( 1913-1919 ).

  

Dovra’ andarsene a seguito di un vera campagna denigratoria e  politica imbastita nei suoi confronti ( celeberrimi gli attacchi sui quotidiani del tempo , cito   - Il Cittadino del 1915 ( dove  Antonio  Lanfranchi di Tegna maestro a Locarno  ) lo  accusava   di fare politica anti liberale nelle scuole  comunali durante le ore di religione.

 

Il “ mestiere “ del parroco era molto difficile e non privo di insidie. Basti leggere le cronache dell’epoca . Cito ancora  il quotidiano  La Cronaca Ticinese del 1915 .

 

“ un maestro delle nostre scuole da’ per tema di composizione agli allevi suoi un episodio della Storia Sacra e il Cittadino si straccia le vesti per violata neutralita’ ed intima ai municipali di parte radicale che aprano per bene gli occhi se non vogliono che il clericalismo tutto pervada le fibbre       dell ’insegnamento “

                                           

 

A  Verscio discussioni e beghe giudiziarie  anche per l’aumento di CHF. 100. annui della congrua per don Snider.Ricorsi e contro ricorsi al Consiglio di Stato ed al Gran Consiglio, interventi della curia. Note di protesta sui giornali del tempo.Sottoscrizioni di firme pro- parroco sui quotidiani 

Don Snider malgrado la grande stima della maggioranza della popolazione versciese inoltra le dimissioni il 20 novembre 1918  assumendo una nuova carica in curia quale  segretario dell’ Unione Pellegrinaggi Diocesani.

Il nuovo Vescovo Mons Aurelio Bacciarini che opera  in molte parrocchie con difficolta’ gioca per cosi dire  per  Verscio  una nuova carta che riteneva  fosse vincente.

Invia  a Verscio un novello sacerdote ( don Enrico Castelli -  era stato ordinato prete nel 1909 ) sacerdote  di nazionalita’ italiana non immischiato ed interessato alla politica comunale.

Purtroppo questa scelta non sara’ vincente come il povero vescovo sperava.

 

 

 

Don Castelli era dunque italiano pero’ aveva studiato nel nuovo seminario  St. Carlo a Lugano. Veniva ordinato sacerdote nel 1909. La sua I messa la celebrava il 19 marzo 1909  nel Santuario Beata Vergine di San Lorenzo di Guanzate suo paese di nascita .

 

Era  una persona colta,  studiosa  e professore di lettere italiane e latine .Dopo gli studi esercita per qualche tempo il ministero in curia a Lugano e le cronache del tempo dicono con Lode.

Fu in seguito chiamato ancora giovanissimo per la sua dottrina ed il suo sapere e fervore apostolico dai padri benedettini a Cava dei Tirreni come docente e professore di lettere nell’omonimo istituto.

Arrivata la grande guerra viene chiamato in servizio militare in Italia  nel corpo degli alpini dove assieme all’altro prete di Guanzate Don Giovanni Gamberi ( parroco di Guanzate dal 1922 al 1967 )  si fara’ notare per il coraggio ed il suo temperamento .

Terminata la guerra resta per alcuni mesi a Guanzate presso la sua famiglia. Nel 1918 verra’ incardinato nella diocesi ticinese.

Il consiglio Parrocchiale di Verscio il 5 gennaio 1919 prende conoscenza dello scritto del Vescovo  Bacciarini circa la nomina di Don Castelli a nuovo parroco.

I verbali del tempo attestano che “ considerate  che le informazioni date nella lettera di Mons. Vescovo non potrebbero essere migliori considerato ancora piu’ che la persona di Mons. Vescovo è tale  da ispirare la massima fiducia. Il Consiglio parrocchiale nonché i membri della Commissione accettano con riconoscenza il candidato proposto”

 

Don Castelli fa la sua entrata solenne a  Verscio il 1 febbraio 1919 . L ’assemblea parrocchiale lo aveva eletto a grande maggioranza il 12 gennaio 1919 .

Don Enrico è dunque un prete di nuovo stampo, un animatore, un organizzatore come dimostrera’  in seguito, una persona molto attiva in tutti i campi; professore amava le lettere,  nonché un grande oratore..Arrivato in Parrocchia cerca subito  di riorganizzarla .

Fa sistemare la casa parrocchiale ( le cronache dell’epoca parlano che vi fu la necessita’ di imbiancare la camera da letto, la cucina ed una piccola riparazione da farsi al muro delle scale della casa parrocchiale – Clemente Gobbi  - procedette nei lavori con una spesa di fr. 40.-- ).

Inizia ad aggiornare  l’archivio parrocchiale rimasto quasi abbandonato dopo  la morte di Don Meneghelli. Nel febbraio del 1919 studia ed elabora il nuovo Regolamento Parrocchiale, A seguito della mozione Cavalli Giuseppe cerca di far  aggiornare la congrua ed imbastisce delle trattative con il Municipio. Riordina i vari  Legati  della Parrocchia e liquida i conti sospesi con gli amministratori parrocchiali nel periodo della vacanza della parrocchia.

 

Quale prete animatore istituisce e cura il teatrino cattolico formato dai giovani del paese. E ben visto da quasi tutta la popolazione. 

E’ una persona con un carattere forte che ha  carisma ed influsso in vari ambiti.

Queste doti saranno per i lui saranno  fatali. Da fastidio alle persone che in passato aveva gia’ attaccato  Don Snider ; pero’ non è facile incastrarlo con mezzi leciti. A scuola è imparziale e non da adito a rimproveri .Anche nelle prediche le sue parole sono ben pensate e calibrate.E’ una persona che potrebbe in futuro dare molto fastidio .

 

L’occasione per colpirlo  nasce quando una sera un certo Fisanotti Michele l’avrebbe visto in atteggiamenti non seri verso dei giovani  dalle finestre della canonica.L’accusa indegna viene sfruttata dai suoi nemici  i quali iniziano una campagna denigratoria nei suoi confronti  senza esclusioni di colpi . Vengono pubblicati articoli sui quotidiani del tempo ( Il Cittadino del

15 luglio 1919 ). In paese la tensione sale.

 

Si formano due fronti ,uno maggioritario in favore del parroco che vede nelle gravi accuse  una manovra politica ed anticlericale per attaccare nuovamente la chiesa  attraverso  il parroco.

Don Castelli reagisce  subito e tramite gli avv. Zanettini e Tarchini sporge denuncia per calunnia e falsa deposizione.

Dall’altra parte gli avversari chiedono il sequestro della plebenda con atti giudiziari nel Tribunale di Locarno.Il povero parroco é amareggiato e protesta la sua innocenza.

Rileva nella lettera di dimissioni del 5 aprile 1920:

mi fu di grande conforto il contegno della popolazione attraverso la lunga e dolorosa prova e di questo serbero’ cara memoria “

 

Il vescovo Bacciarini  per placare gli animi invita don Castelli a rassegnare le dimissioni, cio’ che il parroco fa .

La grande maggioranza della popolazione pero’ non ci sta . Inizia una raccolta di firme , viene pure inviata una lettera al vescovo firmata da 52 cittadini aventi diritto di voto .Il  consiglio parrocchiale  non accetta le dimissioni con sua risoluzione del 8 aprile 1920 ed  invia uno scritto al Vescovo affinché abbia a far desistere il parroco dalle dimissioni

 

Don Castelli ferito nel suo onore pero’ non indietreggia dalla sua decisione e nell’agosto del 1920 lascia  per sempre il Pedemonte. Nasce tra la parrocchia e la curia  una diatriba. Viene biasimato l’agire della curia come emerge dai verbali dell’allora  consiglio parrocchiale la quale secondo i versciesi non avrebbe  fatto nulla per convincere il parroco Castelli  a  restare  a Verscio.

 

Subentra  nel dicembre del 1920 a Don Castelli  un  ormai anziano prete , don Siro Borrani ( 1860 – 1932  ) di Brissago  , storico e archivista della curia ; rimarra’ a Verscio per sei anni  . Sara’ l’ultimo parroco eletto fino all’arrivo nel 1939 di Don Agostino Robertini che vi rimarra’ per 50 anni.

Da notare il comportamento della curia la quale visto il clima che serpeggiava in paese dopo due partenze forzate del parroco ( Snider e Castelli ) lascio’ Verscio malgrado varie richieste senza parroco residente per ben 13 anni ,affidando l’amministrazione parrocchiale  a Don Pompeo Corti , parroco di Cavigliano .

 

La partenza  dal Pedemonte non gloriosa di Don Castelli e le gravi accuse  mai provate nei suoi confronti farebbero pensare che la popolazione di Verscio si dimenticasse in fretta  della sua

persona. Non è stato cosi.

 

Don Castelli non fu abbandonato dal popolo del Pedemonte il quale piu’ volte lo visito’ a Como dove rimase alcuni anni a prestare il suo ministero

 

     ( Il consiglio parrocchiale a  Como nel 1922 )

          
    

 

Nel maggio del 1926 Don Castelli viene designato nuovo arciprete di Agropoli. Fu inviato nel Cilento  in quanto esiliato politico ( antifascista).Per l’importante nomina riceve congratulazioni da varie parti  e da molte persone e da alti prelati.

Toccante il telegramma di augurio di sua mamma e del Arciprete di Montaguto che tra l’altro

scrive:

L’arma vile ( la calunnia ) se mai si ripetesse, ferisca chi l’usa e getti sulla sua persona, di sacro ministro, un fascio di luce viva, che metta in maggior rilievo le sue rare doti di intelletto e di cuore.

 
                 

Da questo si desume che il prete Castelli non fece mistero a nessuno delle sue precedenti disavventure in quel di Verscio.  Gli auguri arrivarono pero’ anche dal piccolo e sperduto paese di  Verscio:

 

 Ecco il telegramma   del 10 maggio 1926 inviato da Elvira
 Franci che recita:

 

“ Indimenticabile don Enrico

Invidiando a codesti suoi nuovi figli spirituali tanta loro fortuna nell’avere per parroco un  apostolo dal cuore tanto grande e generoso, auguro sia il suo apostolato, in mezzo a loro, fecondo di frutti degni del paradiso “ 

                                                                    Visto l’importanza della nomina il popolo di Agropoli regala al nuovo arciprete uno splendido anello con magnifico brillante e la mozzetta di raso rosso.Come affermano le cronache tutti fecero a gara per dimostrare al nuovo arciprete l’affetto e la stima che aveva ridestato nei cuori di tutti.

Cosa avra’ mai  pensato Don Castelli in quei momenti e specialmente nel ricevere auguri da Verscio;  certamente gli saranno venuti in mente quei momenti difficili dove in un piccolo paese del Ticino per piccoli giochi  di potere la sua persona e la sua onorabilita’ fu calpestata e violata.

 

Don Castelli rimarra’ ad Agropoli fino al 31 maggio 1933 lasciando un buon ricordo del suo apostolato e numerose opere.

Fu il grande organizzatore dell’azione Cattolica, trasformo’ come attestano le cronache la cittadina di Agropoli in un vasto centro religioso e la cittadina divenne il centro principale del movimento cattolico  di  tutto il Cilento. Restauro’ chiese e monumenti. La sua opera d’ infaticabile

organizzatore fu apprezzata anche in Vaticano, come testimoniato dalla presenza  espressa ad Agropoli del  Rev. dissimo Padre Casini, vice- assistente Generale G.C.I. ( Gioventu’ Cattolica Italiana ) il quale venuto da Roma portava all’arciprete forti congratulazioni per l’opera meravigliosa svolta con tanta efficacia.

Ed infine credo che la migliore descrizione dell’arciprete Castelli la diede un bel articolo apparso il 16 maggio del 1926 sul Corriere d’Italia:

 

“ Noi ci congratuliamo vivamente con Don Castelli, il quale ebbe dal suo popolo le prove piu’ belle di stima e venerazione da compensare gli attacchi indegni ai quali fu fatto segno.La sentenza del popolo di Agropoli è la piu’ sicura garanzia, lo sappiano quelli che malignamente avevano insinuato che il popolo attendeva giustizia. Il popolo ha fatto giustizia e questa volta fu inesorabile contro i calunniatori del sacerdozio “

 

A 49 anni  Don Enrico assume la carica di parroco arciprete di Guglionesi ( borgo medioevale del Molise a 62 km da Campobasso chiamato dall’allora vescovo Mons. Oddo Bernacchia, vescovo di Termoli . Anche qui la sua presenza non passa inosservata e lascera’ un buon ricordo. Anche in questa parrocchia Don Enrico fu un instancabile organizzatore. Organizzo’ e fondo’ associazioni ed insegno’ nel ginnasio comunale.Vi rimarra’ 14 anni.

 

All’eta’ di 63 anni Don Castelli si avvicina  alle sue terre natie.( il Comasco ).

Dal 1947 al 1949 è parroco   a Vararo frazione di Cittiglio in una piccola parrocchia di montagna.

Il suo ministero lo terminera’ a Scaria frazione di Lanzo d’ Intelvi dove sara’ parroco- prevosto dal 1949 al 1961.

Don  Castelli era un uomo umile, colto e sincero anche se a volte burbero e brusco.

A 77 anni  per motivi di salute si ritira  quale cappellano nella casa  per anziani Giannetti presso Saronno (VA) dove ricevera’ anche il titolo di Canonico onorario.. Morira’ a Loano ( provincia di Savona ) a seguito di una bronco-polmonite presso l’istituto dei religiosi Comboniani dove si trovava da 4 anni il 12 gennaio 1964 all’eta’ di 80 anni.

I funerali avvennero in forma solenne con la partecipazione di oltre 50 sacerdoti, autorita’ civili e

associazioni ( anche da lui fondate ) e numeroso popolo.

Il comune natio di Guanzate lo annovera tra i suoi personaggi illustri.

 

Fu molto devoto alla Madonna ed appena gli era possibile  come si legge su sito internet del Comune di Guanzate ritornava al suo paese per pregare e celebrare la St.. Messa alla quale partecipavano sempre molte persone per ascoltare le sue famose prediche.

Fu anche scrittore e scrisse due libri in ricordo di persone famose di Guanzate e della propria famiglia.

In riconoscenza l’amministrazione Comunale di Guanzate ha ripubblicato nel 2001il suo libro

“ Bozzetti paesani “

Don Enrico Castelli è sepolto nel cimitero di Guanzate nella cappella di famiglia.

 

Con questa ricostruzione storica non voglio dare giudizi.  Io mi sono fatto la mia opinione.Ognuno alla luce dei vari documenti storici che ho elencato e dei fatti  ne tragga le dovute conclusioni ricordandosi pero’ come inesorabilmente la storia rende sempre in bene o in male giustizia.

 

 
     
                           TEATRINO DI DON CASTELLI

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